Autore: Valentina Turriziani
Area tematica: Opinioni - Codice dell'autore: niva2
IL FATTO DEL GIORNO <>
inviato il: 15/11/2008
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I giudici danno il via libera per staccare la spina alla donna in coma da 17 anni. Il padre: è uno stato di diritto. Il vaticano: questa è EUTANASIA.

Si è aperto così l'articolo riguardante Eluana Englaro la donna di 37 anni, in stato vegetativo permanente dal 1992.

I giudici della Corte d'appello civile di Milano hanno concesso ai medici di staccare il sondino che l'alimenta. "Vista la straordinaria durata dello stato vegetativo permanente e l'altrettanto straordinaria tensione del suo carattere verso la libertà e la sua visione della vita - spiegano i giudici - è stata una decisione inevitabile".

La sentenza. Il decreto con cui si autorizza la sospensione del trattamento segue le indicazioni stabilite dalla Cassazione lo scorso 16 ottobre. La Corte aveva disposto un nuovo processo per il caso di Eluana e stabilito la sospensione dell'alimentazione artificiale soltanto in presenza di due circostanze concorrenti: che fosse provata e accertata l'irreversibilità dello stato vegetativo permanente della ragazza e dimostrato il convincimento etico di Eluana, quando era "in piena coscienza". Insomma, la decisione era vincolata alla certezza che la giovane avrebbe scelto di morire e non di vivere artificialmente, privata delle capacità percettive e di qualsiasi contatto con il mondo esterno.

La Corte d'Appello, infatti, ha espressamente "escluso" che la richiesta del tutore, nonché padre di Eluana, "sia stata espressione di un suo personale giudizio sulla qualità della vita" della figlia. Una conclusione a cui i giudici sono giunti anche grazie alla valutazione del curatore speciale della ragazza, l'avvocato Franca Alessio, nominata proprio per "controllare la mancanza di interessi egoistici del tutore in potenziale conflitto con quelli di Eluana". Una prova a cui si sono aggiunte le testimonianze di alcune amiche della ragazza.

Il provvedimento dei giudici di appello teoricamente può essere ancora soggetto a ricorso davanti alla Cassazione e la Procura Generale, come aveva fatto in passato, potrebbe impugnare la sentenza. Ma è comunque una vittoria per Beppino Englaro, che ha più volte parlato di accanimento terapeutico e dal 1999 ha ripetutamente chiesto la sospensione del trattamento. La sua è una battaglia destinata a entrare nella storia della giurisprudenza italiana, un precedente che evoca il caso di Terry Schiavo che galvanizzò l'attenzione degli Stati Uniti un paio d'anni fa.

Il provvedimento dei giudici di Milano stabilisce l'interruzione dell'alimentazione e dell'idratazione artificiale ad Eluana sia "immediatamente efficace" ma sarà il padre di Eluana e il curatore speciale, l'avvocato Franca Alessi, che sceglieranno se attendere il termine di legge di sessanta giorni, per concedere alla controparte l'eventuale impugnazione in Cassazione.

Commento: Io penso che non ci sia né cosa giusta.. Né cosa sbagliata.. Perché in certe situazioni penso sia veramente difficile prendere posizione, ma penso semplicemente che aldilà di quello che si può pensare, o credere che certe cose siano giuste o sbagliate da compiere, bisognerebbe capire che qualsiasi decisione possa sussistere sia esclusivamente per andare incontro per il bene della persona che la subisce...

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